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  • Immagine del redattoreTonari no Tokyo

Di vento e di acquerelli

16 Giugno 2019 (日)


Questa settimana è stata la più strana che abbia mai vissuto a livello meteorologico.

È iniziata la stagione delle piogge (tsuyu, 梅雨), in Giappone, e giugno è in assoluto il mese con la più alta percentuale di precipitazioni. A dire il vero, non è stata la pioggia ad avermi davvero stupita, quanto il passare dall'indossare il vestito più leggero che possiedo a (giuro) tirare fuori il cappotto il giorno dopo perché le temperature sono scese di dieci-quindici gradi.

Tokyo viene sballottata dal clima, viene messa alla prova e tenuta sotto pressione; lei, però, si stringe nelle spalle, si mette la tuta da rugby e tira dritto, per poi stiracchiarsi con voluttà come un gatto e regalare delle domeniche inaspettatamente calde e soleggiate, con un vento irruento a far da principe.

Tutte queste sensazioni vengono centellinate durante la settimana, in cui il lavoro coinvolge la maggior parte del tempo, ma durante il quale si riesce comunque a sorridere di fronte a manifestazioni di bellezza non prevista, inaspettata come il sole di questa domenica.

Nello specifico, stavo parlando di progetti bellissimi con la rappresentante di un'organizzazione non profit, questa settimana, e, a un certo punto, la conversazione è dirottata sul tema dello studiare all'estero, e di come sia un’esperienza che, inevitabilmente, arricchisca chiunque la faccia. Mi ha chiesto, quindi, in che Paesi io abbia vissuto come studente.

«Solo in Giappone», ho risposto. «Un mese a Tokyo e tre mesi a Kyoto.»

«Ma davvero? E in Europa?»

«Mai per studio. Ho vissuto a Londra, ma lì lavoravo… Con l'università sono sempre stata solo in Giappone.»

«Caspita, ti chiedo scusa, davvero… Scegliere un Paese piccolo come il nostro per un'esperienza così grande!»

Eccola qui, la bellezza.

Ecco perché amo la vita.

Ricordo di aver avuto una discussione, qualche mese fa, con un'amica, che mi fece presente come anche il Giappone abbia i suoi difetti e che non tutto sia rose e fiori.

«Sì», le risposi, «ed è qui che sta la tua scelta. Tutto può fare potenzialmente schifo, e tutto può essere visto con una patina di negatività, proprio perché nulla è perfetto. Sta a te decidere che approccio adottare, e io ho deciso di dipingere la vita di oro.»

C'è chi sceglie di vedere i lati negativi. Io ho scelto di vedere quelli belli.

Ricordo, a tal proposito, di aver sentito un'interessante riflessione fatta da Andrea Camilleri (essere umano fenomenale): disse che il suo approccio alla vita fosse pessimista-attivo, nel senso che, secondo lui, non ci troviamo in una bella situazione (soprattutto politica), perciò essere pessimisti è quasi una conseguenza naturale; l'importante, però, è che tale condizione sia attiva, consapevole, volta a voler prendere in mano la situazione e ad adoperarsi per migliorarla.

Ecco, questo è l'unico pessimismo che riesco a considerare valido affinché la vita, che a conti fatti è un'occasione che ci è capitata, sia degna di essere vissuta.

Il vento continua a fischiare forte, in questo pomeriggio soleggiato, e mi ricorda che oggi è la terza domenica di giugno, giorno in cui in Giappone si festeggia la Festa del Papà (chichi no hi, 父の日), e realizzo che pure mio papà è fuori dall'Italia in vacanza, oggi.

Penso a quanto fosse diverso una volta, e a quanto la vita e la società, oggi, siano incredibilmente liquide, per dirla con un termine caro a Zygmunt Bauman: la leggerezza e l'indefinitezza permeano l’esistenza, le distanze si sono accorciate, e i luoghi stessi si arricchiscono l'un l'altro, come una tavolozza di acquerelli che, mischiandosi, creano sfumature inattese e mai davvero permanenti.

Gli faccio quindi gli auguri su WhatsApp, a una distanza fisica di quasi diecimila chilometri ma che, in aereo, viene macinata in dodici ore di volo diretto, e che il cuore percepisce come “molto forte, incredibilmente vicino” (ciao, Jonathan Safran Foer), anche in una Tokyo che oggi ha donato un sole che spacca gli occhi.

Nell'aria un profumo improvviso di unagidon 鰻丼, riso candido con sopra fette di anguilla grigliata, piatto tipico della stagione calda e che rinvigorisce il corpo debilitato, e io in camera a scrivere, con il vento che mi accarezza la pelle e che mi fa pensare, ancora una volta, a quanto io sia grata di tutto.


♪ Imogen Heap, Hide and Seek


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