La convivenza dei contrasti
- Tonari no Tokyo
- 28 mag 2019
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 5 giu 2019
26 Maggio 2019 (日)
30 gradi di umidità.
L’estate inoltrata ha deciso di arrivare così, senza lasciarmi il tempo di acclimatarmi né di gustarmi un pochino questa primavera che, a quanto pare, in Giappone esiste ancora ed è stupenda.
La prima settimana di lavoro è volata in mezzo a tantissimi progetti e a un’organizzazione precisa, chirurgica, indispensabile per poter vivere senza venire trascinati dal vortice di impegni e di lavori da portare avanti.
Il lavoro mi ha riportata in fretta in carreggiata, nonostante il mio fuso orario fosse ancora parzialmente sintonizzato sull'ora italiana e, nei primi giorni, non mi addormentassi prima delle tre del mattino.
Devo dire che il dinamismo di quel che faccio ogni giorno, che ha come filo conduttore la comunicazione, mi piace tantissimo, e addizionarlo a un'agenda scrupolosa mi dà la possibilità di assaporare ogni centimetro quadrato di vita, di immergere le mani nella quotidianità come fosse acqua di sorgente e berne di gusto, valutandone la freschezza e goderne con entusiasmo di bambina.
Mi era mancato scrivere dall'alto di qualche edificio di Shibuya, osservando la gente attraversare le strisce pedonali più affollate del mondo da semplice residente, abituata a vedere i turisti esaltati dalla folla che li circonda e impazienti che scatti la luce verde per fotografarsi, girare video, testimoniare il fatto che davvero quelle strisce sono quotidianamente attraversate da migliaia di corpi in movimento, da persone che viste dall'alto sono massa, marea (concetti molto cari all'approccio giapponese verso la società), ma ognuna persa nei propri pensieri, nei propri impegni, nei propri legami.

Mi ha sempre affascinato moltissimo il bipolarismo delle metropoli, la loro doppia identità da Giano Bifronte che da un lato ti immerge in una vicinanza strettissima con le persone e, dall'altro, racchiude in sé una grande solitudine, una sorta di vuoto nel pieno che confonde, spiazza, come se ci si ritrovasse in un negozio di occhiali con lenti che fan vedere solo in bianco o in nero. La verità è che le sfumature esistono, a Tokyo, così come in tutte le grandi città; bisogna saperle cercare. L'approccio dev'essere paziente e propositivo, perché vivere in mezzo a mille gradazioni di colori è possibile anche nelle metropoli, luoghi di contraddizione per eccellenza e, forse proprio per questo motivo, ricettacoli di colori che, come a un Holi Festival, aspettano solo di essere lanciati per aria.
Chissà se è l'essere positivi che permette di trovare la chiave per sentirsi bene ovunque ci si trovi, o se è l'organizzazione delle proprie giornate, o se un sapiente mix di entrambe le cose. Forse la verità è prendere coscienza del fatto che noi tutti siamo una discromia di contraddizioni e personalità diverse, che riescono però ad amalgamarsi l'un l'altra armoniosamente, come ingredienti di ricette segrete che soltanto noi conosciamo e decidiamo di condividere con chi vogliamo, come le nonne tramandano le loro ricette ai nipoti.
E realizzare pure che la vera anima di una città, ciò che la determina e la contraddistingue nel profondo, sono proprio le persone che la vivono e che, dunque, la logica è analoga.
C'è una paura diffusa ad accettare la convivenza dei contrasti: non si crede possibile la loro effettiva efficacia e, talvolta, l'efficacia dei vuoti in mezzo ai pieni. Ma l’uomo è tale in quanto imperfetto e finito, e la sua bellezza è data soprattutto dalla sua imprecisione.
Ed è sul filo dell'imprecisione che stamani, appena sveglia, ho tirato le tende delle finestre per far entrare nella mia camera la luce di un cielo troppo blu, così in contrasto con la concezione giapponese di “bellezza” che preferisce il fioco al distinto e, per questo motivo, ancor più apprezzabile. E nel cuore di Tokyo la grande, Tokyo la maestosa, Tokyo la stupefacente, ho realizzato che il mio vicino di casa si esercita ogni domenica mattina con lo shamisen, lo strumento tradizionale giapponese a corde, regalando a chi l'ascolta continui rimandi a un Giappone che non c’è più e che abbiamo potuto scoprire soprattutto grazie al cinema.
Le corde dello shamisen fanno da sottofondo perfetto a questi miei pensieri, mentre mi preparo per andare a immergermi nelle incoerenze di Tokyo, che amo profondamente.
♪ 883, Cumuli

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